Il vecchio Ben era un tipo originale. Girava sempre per il quartiere, lo si poteva vedere a tutte le ore. Con il giornale sotto il braccio vagava per i vialetti dei parchi, tra le aiuole dei palazzi, quasi volesse sincerarsi che tutto fosse in ordine. Poi si sedeva sulla sua panchina a osservare il sole e a chiedersi cosa stava accadendo nel mondo. Lo leggeva tutto il giornale, lo divorava, neanche i cruciverba trovavano scampo su quella panchina. I vicini dicevano che era un tipo strafalario Ben. Di sicuro era eccentrico. Con la pioggia o con il sole, col cappotto o con la giacca, gironzolava sempre con una vecchia sveglia che gli pendeva dal collo e gli batteva sul petto. La particolarità non era quella, non era neanche la catenina arrugginita che la legava al vecchio Ben. La sveglia suonava sempre alle sei e tredici minuti. Alcuni sostenevano che fosse l’ora della pastiglia, altri che fosse semplicemente pazzo.
Una domenica di primavera, incuriosito dalle chiacchiere del vicinato e annoiato dal lento incedere del tempo quando se ne ha troppo, decisi di sedermi sulla panchina del vecchio Ben. Lui era li, stava leggendo la pagina degli eventi culturali. Ovviamente si era accorto subito che stavo fissando la sua sveglia. Mi ero sistemato muto come un pesce, fu lui che cominciò a parlare. “Ripenso con nostalgia quando ero giovane e mi presentavo in spiaggia in camicia, ma con l’asciugamano nei sacchetti di plastica.” Disse. “Avevo 28 anni. Poi sono diventato ancora più giovane. Già che ci volevano vecchi e sistemati a vent’anni il mio è stato un percorso all’inversa. Ma non pensare fossi l’unico. Le anime affini finiscono sempre per incontrarsi.” Già annoiato nella mia noia, stavo per andarmene, sembrava l’inizio di un sermone, la maratona audio-video della vita morte e miracoli di uno sconosciuto. Non avevo mai avuto pazienza per questo genere di cose ma sfortunatamente non avevo impegni. “Presto scoprii che esisteva un’intera generazione che pensava come me” Proseguì il vecchio Ben. “A trent’anni eravamo tutti nel pieno dell’adolescenza e in spiaggia finivamo per dormirci, come i quindicenni. Noi avevamo pensato di rigare dritto fino alla fine degli studi e scambiare la conoscenza per la libertà. Le nostre lauree ci avevano permesso di barcamenarci con quello che bastava per pagare un affitto e bere, come se non ci fosse un domani. Tutti gli altri pensavano fossimo solo degli anacronistici Peter Pan, ma noi facevamo solo quello che volevamo veramente, liberi da quell’ossessione per le date di scadenza che la vita dovrebbe avere secondo alcuni.” Lo ascoltavo scettico, ammetto che non mi sarei mai aspettato una lezione di filosofia spicciola dal vecchio Ben, mancava solo che si alzasse in piedi ad esclamare un “Carpe Diem!”. Ma non era esattamente quello il significato. Il vecchio Ben concluse: “Non fraintendere, non voglio dire che devi fare quello che vuoi, solo vivere liberamente le tue scelte. La sveglia che ho nel petto è 40 anni che suona alle sei e tredici minuti. L’ora quando tutto può essere possibile: nel pomeriggio dopo il lavoro, la mattina appena sveglio, o se stai riaccompagnando a casa una bella ragazza. E’ a quell’ora che batte più forte il mio cuore”. Nei mesi successivi non mi fermai più a parlare con il vecchio Ben, non so bene il perché, ma mi metteva un po’ in soggezione, come tutte quelle cose o persone che sembrano sfuggire a una comprensione semplice e diretta.
Una mattina trovai un pacco in portineria. Dentro c’era la sveglia del vecchio Ben, con un biglietto: “Cambia pure l’ora se vuoi, ma fai suonare sempre il tuo cuore”.
Il vecchio Ben era con gli angeli.
Ps. Dal vocabolario.
Immaturo, irresponsabile: parola che usa la gente noiosa per descrivere le persone che si divertono.
Lorenzo
Scheda oggetto
Nome: Sveglia
Età: 15 anni
Taglia: S
Residenza: comodino
Segni particolari: ancora 5 minuti!