Mi sento incompreso.
Probabilmente come tanti di voi.
Non è vittimismo, ma oggettivamente sembra che nessuno abbia capito niente di me.
Concorderete sul fatto che, oggigiorno, è pieno di gente che non capisce un tubo!
Soprattutto professionalmente…
non posso essere soddisfatto della piega che hanno preso le cose.
Le mie competenze non sono valorizzate, ancora meno la mia esperienza.
Basti pensare che, fino a qualche anno fa, lavoravo per un’importantissima agenzia internazionale e ora invece sono qui, ad arrabattarmi e a tirare a campare.
Quando vado ai colloqui mi chiedono – “ Ma lei, esattamente, di che cosa si occupava?” – molto spesso mi trovo di fronte a ragazzini che non sanno nemmeno di cosa sto parlando.
La posta pneumatica questa sconosciuta.
Le prime volte raccontavo, fiero ed emozionato, il brivido che si provava a risalire per reti segrete e cilindriche, sospinti dall’aria compressa. Spiegavo che era un po’ come vivere sempre sul filo, ma con il vento tra i capelli.
E accennavo al fatto che, negli anni d’oro della mia carriera, ero un mezzo guru della comunicazione. Quando mi facevo prendere la mano, ammicando, aggiungevo: “Ho trasportato informazioni che hanno contribuito a cambiare la storia, ho portato in giro notizie urgenti e veline bollenti…non so se ci siamo capiti…”.
Ma nulla, li vedevo annuire tra l’annoiato e l’imbarazzato, con la faccia ebete di chi non ha la più pallida idea dell’oggetto della conversazione. Alla fine ho iniziato a rispondere come va di moda oggi: “Facevo il Communication Supply Manager”.
Almeno mi evito di vedere la disarmante ignoranza sui loro volti e li faccio più contenti, anche se alla fine il risultato non cambia.
Mi sento solo dire: “La terremo in considerazione per uno stage”.
E così per sopravvivere faccio lavoretti del tubo, saltuari e poco retribuiti.
Ultimamente ho trovato un’agenzia che organizza celebrazioni universitarie.
Principalmente graduation day, che strizzano l’occhio alla tradizione americana.
Offrono pacchetti di vario tipo, che comprendono anche l’affitto dei tubi in cui vengono infilati i diplomi da consegnare agli studenti. Quelli fortunati a cui lo stampano naturalmente.
Ad ogni modo alla fine della cerimonia sono tutti costretti a estrarre il sudato pezzo di carta e a restituire diligentemente il tubo.
In sintesi faccio parte di un business figlio delle politiche di spending review attuate dalle segreterie universitarie.
L’ultima volta mi è capitato di lavorare con un gruppo di masterizzati digitali.
Ho accettato volentieri. Mi sono detto: “Se finisco nelle mani giuste vinco una consulenza web gratuita e se proprio mi va male mi porterò a casa almeno qualche dvd pirata!
Insomma li ho presi subito in simpatia e, devo ammettere, che loro sono andati oltre le mie aspettative.
I graduation day sono eventi formali, che a un certo punto, tradizionalmente, prendono derive goliardiche.
Quindi ne ho viste di tutti i colori, ma non mi era mai capitata una cosa del genere!
Questa volta gli studenti avevano frequentato un corso di Social Media Marketing e l’evento era stato organizzato all’interno della Social Media Week, a margine di una presentazione sull’ascolto della rete.
Al termine del seminario, coloro che dovevano ricevere l’attestato sono stati chiamati a favore di telecamera, noi tubi siamo stati consegnati e tutti si sono schierati per la foto di rito.
A quel punto però, ancora in diretta streaming, è successo l’inaspettato.
Al primo flash della macchina fotografica, per un processo chimico imprevedibile, probabilmente legato a un fenomeno di fotosensibilità, o forse secondo una strategia di marketing studiata a tavolino, i ragazzi si sono trasformati in dei veri e propri mostri. Digitali ma pur sempre mostri!
Dal nulla sono spuntate labbra fintamente pronunciate ed è partito il “degenero”.
I Digital Monsters hanno rotto le righe e, brandendo noi tubi come nunchaku, hanno iniziato a saltare sui tavoli e poi sugli spettatori come piccole rane euforiche, al grido di “kiss me stupid, kiss me stupid”. Soprattutto una studentessa che era diventata single da ventiquattro ore e si sentiva particolarmente ispirata.
Inneggiando alla rivoluzione digitale hanno irrotto in tutte le altre sale della Social Media Week, per far sapere al mondo che se il digital spaventa, loro non ne hanno paura. Anzi nel caso di chiamarli!
Noi tubi siamo stati sballotati qua e là, ma alla fine è stato divertente.
In questi casi, si sa, c’è sempre qualche genio (te potessero…) che propone “al tre lanciamo i tubi in aria”, oppure “usiamoli come fossero spade laser”, ma fa parte del gioco.
Questa volta è stato davvero piacevole, anche perché a un certo punto, sempre con grande professionismo, si è iniziato a bere in modo mostruoso. Qualcuno mi anche rovesciato addosso dell’aperol e tutto mi è sembrato ancora più simpatico.
Mi sono lasciato andate e ho iniziato a parlare con questi ragazzi.
Al terzo cocktail mi hanno detto: “Tu ormai sei uno dei nostri, col cazzo che ti restituiamo alla segreteria!”
Dopo averli conosciuti un po’, posso dire che sono davvero dei mostri.
Hanno tutta l’intenzione di farsi rispettare, idee originali e competenze.
Pensate che sono finito a casa di uno che sa persino cos’è la posta pneumatica!
Oltre ad avere, naturalmente, tutte le ultime serie tv di successo, perfettamente masterizzate.
Andrea
Nome: Tubo da diploma
Età: 4 giorni
Taglia: M
Residenza: in streaming
Segni particolari: si è fatto una foto con i Digital Monsters