Noi siamo un team di giovani professionisti senza fissa dimora.
Talmente privi di residenza che organizziamo i nostri incontri di business
in spazi di coworking con buffet incorporato.
Insomma facciamo aperitivi di lavoro, dove male che vada mangiamo qualcosa.
Forse siamo più astuti che giovani. Così furbi che abbiamo deciso di aspettare la fine della settimana della moda per organizzare un brainstorming al retrogusto di spritz. Vogliamo evitare il casino, i locali imballati e ogni distrazione.
Quando arriviamo in centro, notiamo subito che la nostra rinomata astuzia non ha fatto i conti con il post evento di chiusura della fashion week. Il più in di tutti, perché il meno mainstream.
Siamo fottuti.
Una flotta di automobili rende l’avvicinamento al locale un’impresa epica.
Il bar in cui abbiamo prenotato è situato esattamente di fianco alla grande festa.
La musica pompa nelle nostre tempie a tutto volume. Parlarsi è impossibile, riusciamo a comunicare solo via tweet.
Il nostro bar, anche per il fatto che è ancora molto presto, ci riserva ancora qualche attimo di pace, che noi, come da ordine del giorno, sfruttiamo per mangiare.
Appena siamo abbastanza sazi per sfornare grandi idee, Fra inizia a essere preda di strane convulsioni.
Il mix alcool, alette di pollo gli causa incontrollabili fitte allo stomaco.
Nel frattempo le giraffe iniziano a invadere la savana e io sono da sempre particolarmente ossessionato da questi esemplari dalla coscia lunga e i tratti sublimi. Sbucano da tutte le parti, bellissime e fuori dalla nostra portata.
A quel punto Fra si alza e inframezza il beat del locale con un “Scusatemi, ma me ne vado a cagare”.
Io prendo la palla al balzo, capisco che lavorare lì così è un’utopia e ribatto con un: “Va bè io allora provo a intraprendere un’operazione teste di cuoio e a entrare con l’inganno alla festa!”.
Loredana è troppo presa, a tentare di non scivolare giù dal comodo divanetto di pelle e a twittare come un ossesso non si sa che cosa a non si sa chi, per considerarci.
Mentre io tento di aggrapparmi alla pochette maculata di una giraffa a caso, inizia l’avventura di Fra al bagno.
Appena si avvicina alla tazza e abbassa i pantaloni, il gabinetto si anima in una sinfonia di rumori robotici. Quando si siede l’asse inizia a ruotare. È un’esibizione universale in uno spazio di due metri quadrati. D’istinto Fra solleva le natiche e gira la testa all’indietro per osservare quello che sta succedendo sotto le sue chiappe, che si sa son sempre le chiappe e bisogna farci attenzione. La tavoletta gli ricorda la bocca di una donna logorroica che non smette di parlare. Si deforma a una velocità accelerata, come se masticasse parole irripetibili che nessuno si cura di ascoltare per davvero. E mentre lo fa, ruota in maniera vertiginosa ed egocentrica su se stessa.
Incredulo, ma leggermente rassicurato, la tentazione di riappoggiare il culo sul cesso è troppo forte per non cedere. Così Fra lascia che le sue chiappe siano dolcemente risucchiate nel vortice. La leggera vibrazione e il moto ondulatorio iniziano a rilassarlo con un effetto idromassaggio da weekend alle terme. L’oooooohhh oooohhh di terrore da montagne russe si trasforma in pochi secondi in un oooh oh oh sì oh che arriva a sovrastare la musica che si propaga per tutta la zona. Meriterebbe un tweet di Loredana, se Loredana non fosse troppo presa dai suoi tweet per accorgersi del mondo che le passa accanto.
Mentre accade ciò io, a un passo dall’ingresso, vengo miseramente smascherato e dopo essere stato bollato come “fuori lista”, ricacciato in fondo alla fila. Mi mischio con i gruppi più disparati, imbastisco improbabili conversazioni con artistoidi omossessuali e stelline col cappello, ma la security continua a non avere alcuna pietà di me e non mi lascia entrare. Nel frattempo la coda sembra defluire e molti dei riccastri entrati riemergono dalla festa per prendere boccate di normalità.
Provo a fare notare che sarebbe un buon momento per farmi passare, ma nulla.
Così, dopo mezz’ora, alzo bandiera bianca e muovo verso il bar dell’aperitivo. Incredibile ma vero, c’è un capannello di persone ammassato all’entrata. Troppo concentrato a seguire i culi delle modelle e a provare a essere parte del loro mondo, non mi ero accorto che la gente che contava si era accalcata nelle vicinanze del nostro bar. Cerco di farmi largo tra le persone, ma è tutto vano. Sono rimasto fuori da entrambi i posti! Chiamare Fra sarebbe inutile, perché con tutto quel caos non si sentirebbe una parola. L’unica cosa che posso fare è twittare a Loredana chiedendole: “Ma che cazzo sta succedendo?”
A botte di 140 caratteri, mi demolisce facendo sentirmi piccolo e nero.
Poco dopo che ero uscito molte donne, per lo più avvenenti, avevano iniziato ad usare il bagno per cambiarsi e infighettarsi. Era cominciato un via vai di trasformiste di alto livello. Entrate nella toilet con questo scopo, le professioniste della bellezza si erano imbattute nei gemiti di Fra, che avevano attirato i più curiosi. La porta del bagno aveva iniziato ad aprirsi e a chiudersi come quella di un saloon, lasciando intravedere, a chi era rimasto fuori, un puzzle di umanità cosmopolita, che non si capiva bene come si fosse materializzata all’improvviso in quel cesso, né da dove fosse arrivata. Un poliziotto, un gruppo di stangone, una cameriera, la donna delle pulizie filippina, un designer gay, un hipster che si toccava in continuazione la barba…
Tutti pendenti dalle labbra di Fra che raccontava, tra grosse risate del pubblico, la futuristica storia dell’asse del cesso rotante con effetti rigeneranti. Presto nessuno voleva più lasciare quei sevizi. Le modelle chiedevano a Fra se potevano provare, con i loro culi pefetti, quello strumento di piacere. Fra rispondeva sempre sì, ma chiedeva in cambio un bacio. In un attimo tutti si erano dimenticati del post evento di chiusura, perché era molto più memorabile stare lì, in quel piccolo gabinetto con Fra.
Entrare in quel bagno era diventato qualcosa di esclusivo, un’esperienza unica, capace di mettere d’accordo tutti, festaioli e snob. Tutti orgogliosi, divertiti e liberi – a quel punto me compreso – di poter senza paura dire, scrivere, twittare e urlare:
“Questo party è un vero cesso!”
Andrea
Nome: Cesso
Età: 5 anni
Taglia: L
Residenza: nella toilet di un bar
Segni particolari: tutto ruota attorno all’asse!