Bagno di una notte di mezza estate

Bagno di una notte di mezza estate“Questo non serve”. Tre parole sussurrate nella notte. Frastornato, lui aveva gettato gli occhi su di lei, che in un gesto semplice e delicato, si era tolta il reggiseno. Per un attimo aveva fatto finta di coprirsi in un abbozzo di timidezza. Presto svanita, gli aveva lanciato uno sguardo di sfida, si era girata ed era scomparsa tra le onde. La luna d’agosto aveva fotografato la sua pelle abbronzata sfilare sulla spiaggia. I suoi capelli scuri mossi dalla salsedine. Sfilata di una notte di mezza estate. Coperta solo dal segno del costume si era lanciata sul bagnasciuga di quella terra, nascosta al mondo per un bene superiore. Fuori da tutte le rotte della quotidianità. Attonito, lui aveva seguito i fianchi di lei barcollare sulla sabbia. Statuario, manteneva la sua posizione. Non voleva perdersi niente. Non voleva dimenticare. Cercava di imprimere nella sua testa ogni singolo fotogramma di quel momento. Di quella camminata. Fermo immagine. Era il momento di ammirare ogni singolo dettaglio, di assaporare quello che il tempo nella sua schizofrenia stava regalando. Di farsi impressionare dal sublime. Due gambe snelle e una schiena dalla curva sensuale, che ricadeva a incorniciare un culo che sorrideva sodo. Quel sublime era lì per lui. Aveva seguito la passerella di impronte sulla sabbia. Uno dei migliori inviti mai ricevuti. I loro corpi si erano subito appiccicati, avvinghiati fluttuavano tra le onde. Abbracciati la testa in su, in una trapunta di stelle. In lontananza la città esplodeva di musica e luci, di alcol e sudore. I locali si arrampicavano uno sopra l’altro. Lui e lei si erano ribellati per un attimo a quel formicaio e avevano creato un piccolo mondo. Una bolla di sale con dentro un castello di sabbia, in quella terra che nessuno sapeva dov’era. Quando il freddo li colse impreparati, sfilarono all’indietro. Rigati dall’acqua, all’ombra della notte del lungomare, decisero che era l’ora di asciugarsi. Il petto di lui contro lei, le braccia in un intreccio di schiene che coordinavano la sinfonia delle labbra. L’alba li incontrò uno sopra l’altra. Curiosa, li fotografò dal mare, mentre screziava l’aria di un rosso pastello. Non fu l’unica. Anche il custode della spiaggia li sorprese di scatto. Impudente e maleducato aveva fatto esplodere quella bolla di sale e crollare il castello di sabbia.
Lui e lei recuperarono i vestiti. Lui rientrò nei suoi jeans, lei prese in mano il suo tacco 12 e pigri caracollarono a piedi nudi verso una città ormai spenta. Poco dopo, davanti a un caffè preso a uno schifoso incrocio del porto, si salutarono. Mentre strisciava verso casa, lui si soffermò a salutare da lontano il castello di sabbia. Sospeso in quella bolla di sale, era ormai già lontano nel tempo e nello spazio. Disabitato. L’emozione ancora lì, catturata  e nascosta in una fotografia dei pensieri.
Guardando quel pezzo di spiaggia per l’ultima volta, sorrise. Felice di sapere che tutti possiamo essere Re o Regine di un luogo che non ci appartiene, ma che ci reclama.

Lorenzo

Racconto breve su un reggisenoScheda oggetto
Nome: Reggiseno
Età: 1 anno
Taglia: M
Residenza: un cassetto
Segni particolari: prende le cose di petto

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