Ricordo ancora quando nacqui. Prima mi gonfiarono come una zampogna, con un getto d’aria fortissimo, poi mi riempirono d’acqua fino a quasi farmi affogare. Infine, tutto lavato, profumato e lubrificato, mi adagiarono nella mia fodera argentata e mi riposero in una scatola. Fu così, che insieme ad altri 11 compagni d’avventura, mi preparai ad affrontare quel percorso meraviglioso che chiamano vita. Il periodo della mia infanzia ribolliva di aspettative. Ero stato inserito in uno dei lotti più ambiti: quello di primavera. Arrivammo in farmacia a fine febbraio. Era il tempo dell’amore e noi eravamo carichi a mille. Eravamo una squadra, o meglio, una cartuccera pronta ad esplodere in un tripudio di gemiti. Tutti pensavano a come farsi belli e a che cazzo mettersi il gran giorno. Ahimè, presto arrivò la prima delusione e le aspettative cominciarono a fare cilecca contro la realtà. La proprietaria della farmacia era una vecchia ciellina. In un sublime atto di moralismo talebano ci aveva occultati in un espositore, tra il bagno e la vetrinetta dei lassativi. Era chiaro che la nostra visibilità era scesa sotto zero - mentre i fortunati, finiti nei distributori automatici, andavano via come le salamelle ai concerti. Trascorsi la mia fanciullezza così: tra farmaci per stitici e una non curanza generale. Finalmente, l’estate dell’anno successivo, la svolta. Una mamma premurosa, il giorno prima della partenza del figlio per la prima vacanza da solo, ebbe il coraggio di sfidare la santa inquisizione farmaceutica. Io e i miei compagni finimmo nascosti in una valigia diretta in Grecia. Il morale era di nuovo alle stelle. Eccitati dalla situazione di clandestinità, ci sentivamo una squadra speciale pronta a prendere possesso di un’intera isola. Eravamo ormai nel pieno della nostra giovinezza e molto arrabbiati. Restammo in valigia due settimane. Finalmente una sera, la chiamata alle armi. Immaginatevi com’eravamo su di giri mentre venivamo estratti dalla nostra scatola. Ma cosa fece il bamboccio? Ci regalò ai suoi amici: un’accozzaglia di imbranati che passavano tutto il giorno a parlare di calcio e videogiochi. Noi, una squadra d’assalto che manco i G.I. Joe, finiti nelle tasche di un gruppo di figa-fobici. Un paio vennero orribilmente gonfiati e usati per giocare a palla prigioniera. Io finii nelle mani del più sfigato: quello che assomigliava a Harry Potter. La ruota del tempo, però, sembrò lentamente girare a mio favore. Tre anni dopo - passati a rinsecchire dentro il portafoglio dello sfigato - ecco la fiamma della speranza divampare di nuovo. Col fiorire dell’età, il mio sfigatroccolo nerd era sbocciato in un bellissimo hipster. Iniziai subito a immaginarmi in qualche festa esclusiva, dove neanche il dj conosceva gli autori dei dischi che metteva e dove nessuno beveva cose con il ghiaccio, perché lo facevano tutti. Fu così. Cominciai a girare tutti i locali della città, in un turbinio di pantaloni all’acqua alta, papillon e bretelle. Il mio hipster riscuoteva successo. Sentivo vicino il momento della consacrazione. E una notte, ecco la grande occasione. Erano quattro lunghi anni che aspettavo e la mia esistenza stava ormai volgendo al termine.
Un tocco gentile e soave mi estrasse dal portafoglio. Ero invecchiato ma mi sentivo in forma. Eccitato.
E finalmente eccomi, in mezzo al campo di battaglia.
Ma! Cosa?? Panico. Non mi avevano spiegato che le donne avevano i baffi…O almeno non le ricordavo così.
Il mio padronhipster mi guardò e con voce rassicurante disse: “Le donne senza baffi sono troppo mainstream. Non ti preoccupare, rilassati e goditi il viaggio”.
A parte questa falsa partenza, la cosa ricominciò a filare liscia e stava per essere il mio turno. A quel punto, però, la donna baffuta se ne uscì con una frase fatidica, che rituonò nell’aria come una sentenza: “Secondo me il profilattico è troppo mainstream, perché non usiamo la custodia dell’iPhone?”.
Si guardarono negli occhi. Si sorrisero complici.
Io capii di essere fottuto.
Finii in bagno. Inforcato sullo scopino del cesso, in quella che voleva essere un’installazione d’arte futurhipster. Relegato a una vita di merda. Finita senza mai essere riuscito a combinare un cazzo. Nel vero senso della parola.
Fine.
Ps. Da quel giorno sono così hipster che non sono hipster perché essere hipster è troppo mainstream. Sono Nopster.
Lorenzo
Scheda oggetto
Nome: Preservativo
Età: 4 anni
Taglia: S
Residenza: sotto al cuscino
Segni particolari: vergine